Turbine

Il giorno in cui arrivò l’acqua nessuno se l’aspettava. La diga era stata progettata dai migliori ingegneri secondo gli standard più moderni. Realizzata pochi anni addietro, costruita con materiali di prim’ordine era famosa in tutto il paese.

Gli abitanti della vallata, una volta arrivati i finanziamenti che erano stati promessi in cambio dei permessi per realizzare la grande opera, avevano imparato a guardarla con un sorrisino di riconoscenza e ne erano in qualche modo fieri.Qualcuno aveva anche aperto chioschi per il ristoro nei boschi accanto l’enorme invaso, altri arrotondavano le entrate noleggiando piccole barche ai villeggianti della domenica.

A valle, accanto al corso del fiume, si incontravano cartelli che segnalavano il pericolo di improvvise ondate, venivano annunciate da una acuta sirena che pareva il lamento di un arcano abitatore dei monti. Più in alto, dove gli alberi si diradavano, e lo sguardo si poteva perdere nei mille riflessi del sole sulla corona di cime innevate, un imponente muro tratteneva l’acqua per dirottarla nelle condotte che l’accompagnavano con un enorme salto fino alle turbine dove si trasformava in luce, calore, energia.

L’invaso era pieno fin quasi al limite di sfioro in quei giorni. Il responsabile del centro controllo diede l’ordine e il capo cantiere azionò la sirena che risuonò forte nel mattino scuotendo i pochi abitanti che cercavano ancora rifugio dai primi rigori invernali, nei propri letti.

La saracinesca dello scarico di fondo venne aperta e l’acqua iniziò a scendere.

Qualcosa successe, alla centrale, gli impianti totalmente computerizzati e programmati per una perfetta efficienza non fecero il loro dovere. Un bug nel codice del programma che regolava il funzionamento della saracinesca fece bloccare le operazioni di chiusura e in breve l’acqua prese ad uscire sempre più inarrestabile e corse ad invadere la valle, portando ovunque morte e distruzione.

Ogni operazione sembrava vana, nemmeno l’apparato di emergenza si riuscì ad azionare.Quando arrivarono i tecnici dal capoluogo trovarono un paesaggio completamente sfigurato, l’acqua era defluita, l’invaso vuoto. I bug del programma vennero individuati, il codice corretto, alcune migliorie approntate, oliati ingranaggi. Il capo cantiere e il responsabile del controllo non si davano pace ritenendosi responsabili del disastro.Ognuno di loro aveva perso qualcosa, durante quel tragico giorno. Il capo cantiere aveva avuto la casa spazzata via, al responsabile del controllo era andata peggio, l’adorata compagna era stata travolta dall’acqua mentre cercava di raggiungere la diga. Iniziarono ad esaminare minuziosamente ogni aspetto della struttura, ne discutevano, scovavano crepe, modificavano routine, e dopo aver pianificato daccapo manutenzione e ispezioni riunirono gli abitanti della vallata e annunciarono che la diga ora era come prima ma meglio di prima. Loro ne avevano esplorati i punti deboli, i naturali difetti e fino a che sarebbero stati responsabili di quell’impianto nulla di male sarebbe potuto accadere a causa di loro mancanze. Piano l’acqua stava tornando a riempire l’invaso e la vallata, ricoperta da un morbido cappotto di neve tornava ad una consapevole normalità.

A primavera, in una città lontana, grazie a quelle turbine si sarebbe illuminato un monitor e qualcuno avrebbe letto queste parole.

Lascia un commento